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Credito, cinque buone ragioni per guardare all’Asia

Dalla bassa correlazione alla crescita più rapida, fino alla spinta ‘green’: ecco perché secondo Gam, l’asset class può offrire un flusso di reddito stabile ed elevato

Go Est. È questo l’imperativo attuale per chi investe nel mercato del credito. Le prospettive sono infatti positive per il credito asiatico in valuta forte, sostenuto da una robusta ripresa economica in Cina, dalla massiccia presenza dell’Asia del Nord nella catena di distribuzione globale dell’elettronica di consumo, dalla crescente collaborazione economica regionale e dall’immenso potenziale di crescita dell’Asia. 

“Privilegiamo il credito investment grade in vista delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti di novembre – spiega Amy Kam, lead manager del Gam Asian Income Bond Fund di Gam Investments -. A parte tale fattore di incertezza, crediamo che il credito high yield offra un profilo di rischio e rendimento interessante, sostenuto da previsioni favorevoli sui tassi di insolvenza. Nel medio/lungo termine continuiamo a preferire infrastrutture, settore immobiliare, tecnologia e fonti di energia rinnovabile”.

Sebbene la previsione positiva si fondi sulla scoperta di un vaccino, la Kam sottolinea che le dinamiche restano poco chiare. Alcune economie emergenti devono ancora affrontare grossi ostacoli per via dei vincoli fiscali e della difficoltà a controllare il virus, e questo potrebbe ripercuotersi su altri mercati. Resta da vedere in che modo il mondo si riprenderà dalla crisi economica, superando i conflitti geopolitici alla luce della deglobalizzazione. Ecco perché per l’esperta in tale scenario sia particolarmente adatta una gestione attiva. 

“Riteniamo che ci siano numerose ragioni per cui il mercato del credito in Asia rappresenti un’alternativa credibile e comparabile al debito high yield di Stati Uniti ed Europa – prosegue -. Il mercato obbligazionario della regione è sempre più ampio e diversificato, con una base di investitori istituzionali fidelizzata e in crescita. I fondamentali restano solidi e i profili di liquidità sono robusti, con tassi di insolvenza bassi e stabili. Un fattore importante da considerare è che il mercato è sempre più ‘verde’, l’attenzione si sta spostando velocemente sulle infrastrutture verdi e sulle fonti di energia rinnovabile. Crediamo che il mercato del credito in Asia abbia tutti gli ingredienti per offrire agli investitori un flusso di reddito stabile ed elevato”. 

Queste sono dunque secondo Gam le cinque ragioni principali per guardare a Est.

La prima è la bassa correlazione con altri mercati sviluppati ed emergenti. “Il mercato del credito in Asia offre un’effettiva diversificazione rispetto ad altri settori obbligazionari dei mercati emergenti e dei mercati sviluppati- evidenzia la Kam -. Questo dipende principalmente dalla bassa correlazione di Cina e India con i tassi core dei mercati sviluppati. Inoltre, l’Asia beneficia del calo dei prezzi delle materie prime e dell’energia, a differenza della maggior parte degli altri mercati emergenti e degli Stati Uniti. Esaminando i pesi per Paese e settore dell’indice JP Morgan Asia Credit è evidente che il settore gas e petrolio (10%) e quello minerario (1,5%) costituiscono una componente minima del totale. Inoltre, il credito asiatico è un’asset class separata, sostenuta da investitori regionali e da capitali internazionali dedicati specificatamente a questa regione. I flussi di fondi diretti verso gli strumenti in valuta forte sono in aumento”.

Seconda ragione è la crescita più rapida. La crescita dell’asset class è infatti favorita dalla crescita economica nella regione, in particolare di Cina e India. L’Asia dovrebbe contribuire per il 50% alla crescita del Pil globale nei prossimi 10 anni, come precisa l’esperta, e le obbligazioni societarie dei mercati emergenti sono passate da 1.107 miliardi nel 2012 a 2.383 miliardi nel 2019. In tale periodo, l’Asia è cresciuta fino a rappresentare oltre la metà del mercato delle obbligazioni societarie dei mercati emergenti in valuta forte, superando i mille miliardi di dollari e quadruplicando le proprie dimensioni in sette anni.

Terzo motivo sono i fondamentali robusti e i profili di liquidità solidi. “Negli ultimi anni la qualità del credito è aumentata in tutta la regione. Inoltre, i tassi di insolvenza in Asia negli ultimi dieci anni sono stati bassi e stabili – argomenta la Kam -. Questo dipende in parte dalla bassa sensibilità ai prezzi di gas e petrolio. Non sorprende che con la pandemia i tassi di insolvenza siano saliti, comunque i mercati emergenti escono positivamente da un confronto con gli Stati Uniti se si esaminano le insolvenze stimate. Nel caso dell’Asia, le stime sulle insolvenze vengono continuamente riviste al ribasso dallo scoppio iniziale della pandemia all’inizio dell’anno. In ultima analisi, questa asset class è favorita dal miglioramento della qualità del credito a lungo termine degli emittenti asiatici di obbligazioni societarie e titoli di Stato”.

La quarta ragione sta nel fatto che si tratta di un’ampia asset class sempre più verde. “Questa asset class è ampia, scalabile e sta diventando sempre più verde – prosegue l’esperta -. Rispetto ad altre regioni, l’Asia conta meno sui carburanti fossili e non dipende dal rialzo dei prezzi del petrolio. C’è altresì la volontà politica di spingere sul fronte della sostenibilità. In Cina, per esempio, continuano i sussidi statali e le agevolazioni fiscali per i veicoli elettrici e i veicoli che sfruttano nuove fonti di energia. L’obiettivo per il 2025 è che il 20-25% di tutte le auto sia alimentato con nuove fonti di energia. Gli investimenti statali continuano a crescere nelle infrastrutture di ricarica, reti elettriche a voltaggio ultra-elevato, sistemi di trasporto intercity e tecnologia 5G”.

Infine i rendimenti più elevati e la volatilità più contenuta. “Il mercato del credito in Asia può produrre un flusso di rendimenti stabile ed elevato – assicura in conclusione la Kam -. In termini di duration e rating, Asia e Cina offrono un valore relativo migliore. Inoltre, la domanda di rendimento continua a crescere nell’ottica di tassi di interesse più bassi più a lungo. I grandi fondi pensione nei mercati sviluppati continuano a ricercare rendimenti di alta qualità in Asia, e più in generale nei mercati emergenti. La partecipazione dei fondi di investimento sovrani in Medio Oriente è anch’essa in aumento nel tentativo di incrementare la diversificazione, in un contesto caratterizzato da bassi prezzi del petrolio. Crediamo che il credito in Asia abbia gli ingredienti giusti per soddisfare tale domanda di rendimento e diversificazione”.

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